La direzione generale archivi del Ministero della Cultura, a seguito di apposito progetto curato dalla Soprintendenza archivistica e bibliografica dell’Umbria, ha finanziato il restauro degli Statuti comunali di Todi, nell’ambito di una serie di interventi di conservazione degli Statuti umbri redatti tra il XIV ed il XV secolo.
Il Comune di Todi vanta il primo Statuto comunale dell’intera regione datato 1275. Nel 2025 il prezioso documento compirà 750 anni, anniversario che l’Amministrazione comunale intende celebrare con un programma di iniziative volte a valorizzare e divulgare quanto conservato nell’Archivio Storico Comunale.
Quello che verrà eseguito nel corso del 2024 da personale in possesso dei necessari requisiti culturali e professionali, rappresenta un ulteriore significativo intervento che va a completare l’importante lavoro di digitalizzazione degli Statuti realizzato in tempi recenti dalla stessa Soprintendenza e consultabile on line.
Nell’Archivio Comunale di Todi si è già proceduto nel 2023 alla digitalizzazione del Fondo Diplomatico, con l’acquisizione di circa 10 mila immagini. Un lavoro che ha riguardato 822 pergamene sciolte e 33 registri per un totale di 597 carte cui va aggiunto il Registrum Vetus Instrumentorum, composto di 290 fogli, con bolle pontificie, atti notarili e documenti comunali di carattere amministrativo e giudiziario attraverso cui è possibile ricostruire la storia del Comune medievale e delle sue vicende storico istituzionali dal 1208 al 1620.
La storia del Fondo è legata alle vicende del fondo antico dell’Archivio Comunale di Todi, che sin dall’inizio è stato definito “Archivio Segreto di San Fortunato” in quanto ai francescani Minori Conventuali che per secoli abitarono il convento di San Fortunato fu delegato, fin da 1278, il compito di conservare i più importanti documenti comunali in uno speciale armarium.
L’imminente restauro dello Statuto del 1275 costituisce un ulteriore passo verso una maggiore fruizione, ad un pubblico sempre più ampio, del patrimonio storico-culturale del quale è custode il direttore dell’Archivio Storico Filippo Orsini.
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